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Bonifiche e caratterizzazioni: granulometria > 2cm

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Messaggio  BB Ven Set 14, 2012 3:40 pm

S.O.S. chiamata in soccorso dalla ridente Venezia.
A causa di alcune incomprensioni normative nonchè della tecnologia applicata dall'impresa per cui opero, che bonifica terreno con tecnologie di solidificazione/stabilizzazione e che crea un materiale granulare simile in tutto e per tutto ad una ghiaia grossolana, mi sono stati richiesti lumi circa la fase di caratterizzazione e le analisi da effettuarsi a seconda delle granulometrie presenti nella matrice iniziale.
Ora, tutti noi che operiamo e che abbiamo operato nel campo bonifiche-caratterizzazioni sappiamo che i contaminanti -nel mio caso inorganici e cmq non volatili-vano ricercati nella frazione minore di 2 mm (con la 471 si faceva riferimento per verificare la contaminazione solo a quella con la 152 alla totalità della matrice suolo), ma non è questa la questione importante.
Orbene nell'amica e compianta 471 e precisamente nell'allegato 1 si dice che "Qualora si sospetti una contaminazione anche del sopravaglio devono essere effettuate analisi di
tale frazione granulometrica sottoponendola ad un test di cessione".
Tale frase è sparita nella trasposizione della 152, nella mia amica DGRV 2922 è diventata "Laddove si sospetti che la contaminazione sia presente, anche nella frazione granulometrica di suolo avente particelle con diametro 2 mm, si dovrà sottoporre ad un test di eluizione".
Tutta questa ricca premessa per dirvi che: io ho bisogno di un riferimento normativo dove si dica che per la parte superiore ai 2 cm (sì cm) basta il test di cessione. (Questo perchè la tecnologia immobilizza i contaminanti riducendo la loro lisciviazione e quindi biodisponibilità, informazione verificabile dal test di cessione).
Io intanto proseguo autonomamente con le mie ricerche ma se qualcuno ha voglia tempo e possibilità di darmi una mano Vi ringrazio tutti in anticipo.
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Messaggio  isamonfroni Ven Set 14, 2012 4:23 pm

Cara BB, mi sa che non ho capito il quesito......

In fase di caratterizzazione (che quindi come tale dovrebbe essere già stata abbondantemente approvata visto che già state al momento della bonifica), la frazione superiore ai 2 cm (se presente) sarà sicuramente stata già scartata in campo e quindi neppure analizzata.
Questo lo si dice nell'allegato 2 alla parte IV, titolo V del 152/2006 (precisamente alla pag. 267 della GU - S.O. che contiene il 152) alla voce analisi chimica dei terreni.

Questo perchè se nel sito sono nquinati anche i sassi grossi (>2 cm) si fa prima a buttar via la chiave......

Detto questo, se ora state alla fase della bonifica, la tecnica di bonifica adottata, sarà ben stata descritta nel progetto operativo e quindi sarà anche stata approvata.
A questo punto immagino che abbiate previsto una fase di vagliatura dove i grossolani (>2 cm) si assumono non contaminati e quindi non da bonificare mentre il trattamento stabilizzazione/solidificazione riguarderà soltanto i fini.

A mio modesto avviso, durante la caratterizzazione, i grossolani non si analizzano mai (nè tal quale nè eluato) perchè si parte dall'assuno che difficilmente saranno inquinati.
Ma se proprio si sospetta che il sito sia una fetenzia schifosissima (per dirla come Aurora), i grossolani andrebbero analizzati secondo le tabelle di allegato 5 colonna B (e non con il test di cessione).

Il test di cessione si farà sul materiale recuperato/stabilizzato, per certificare che lo stesso possa essere riutilizzato (come la ghiaia) per rimetterlo per terra (riempimenti vari, sottofondi ecc..)

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Messaggio  BB Ven Set 14, 2012 5:20 pm

Precisamente quanto hai scritto nelle ultime righe! Siccome la nostra "ghiaia artificiale" la riutilizziamo per riempire gli scavi di bonifica, noi proponiamo il test di cessione. Solo che abbiamo avuto la brillante idea di chiamare questa nostra ulteriore precauzione come monitoraggio post-operam e quindi siamo stati tacciati di aver semplicemente messo in sicurezza un sito che abbiamo bonificato. (Ndr Lavori durati più di un anno, fine lavori marzo 2012, collaudo bonifica giugno 2012, soldi ricevuti dalla committenza 0 euri).
Cmq perchè dici che i grossolani non li analizzo? Voglio dire, se ho un po' di terreno attaccato, perchè non fare il test di cessione? Magari scopro che devo lavare i sassi prima di poterli utilizzare a se non li analizzo proprio perchè "tanto sono sassi" non lo saprò mai, nevvero? E come faccio ad analizzarli secondo le tabelle di all 5? Li frantumo? mah..
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Messaggio  isamonfroni Ven Set 14, 2012 5:47 pm

Sì, l'idea del "monitoraggio post operam" non è brillante..... Shocked

I sassi non dovrebbero essere analizzati perchè si parte proprio dall'assunto che sui sassi grossi la contaminazione non si attacca.
Questo te lo dice chiaramente l'allegato 2 citato alla voce analisi chimica dei terreni.

Questo ragionamento vale logicamente quando la granulometria del terreno è ghiaiosa e ci sono sassetti di tutte le dimensioni che si separano abbastanza bene per vagliatura, tanto da permetterti di stabilire che ciò che rimane in sopravaglio è pulito.
In questo caso il POB potrà prevedere uno stadio di vagliatura sul terreno tal quale, la separazione dei grossolani (=già buoni per il riutilizzo) dai fini (da trattare), il riutilizzo dei fini (stabilizzati solidificati previo test di cessione)

Se rimane un po di terreno sabbioso o limoso attaccato ai sassi (che in questo caso saranno comunque piuttosto pochi e quindi tali da non rendere economicamente appetibile la vagliatura), l'inquinamento presente è comunque attaccato al terreno e non al sasso e quindi è il terreno da analizzare non il sasso.
Il test di cessione non ha alcuna rilevanza ai fini della caratterizzazione , perchè le analisi da condursi a tal fine sono quelle secondo le tabelle dell'all. 5 (se vuoi analizzare il sasso, sì lo dovresti frantumare, ma non ha davvero alcun senso).
Questa seconda ipotesi si evince dalla caratterizzazione geologico/stratigrafica del suolo e, certamente, anche queste considerazioni vengono prese in esame nel momento in cui si elabora il progetto di bonifica.

Poi, se tu hai fatto il test di cessione sui tuoi sassi dopo la vagliatura e prima di sottoporre i fini al trattamento di stabilizzazione/inertizzazione, va ancor meglio puoi dimostrare analiticamente che i sassi sono puliti.

La vostra "ghiaia artificiale" che viene fuori dal processo di trattamento, non ha niente a che vedere con i sassi orignali che potevano stare nel sito tale e quale.....questo materiale è il prodotto del trattamento di recupero fatto sul rifiuto (terreno da bonificare) e come tale va analizzato (test di cessione) perchè lo mettete in terra.
Ma questa verifica analitica non è e non potrà mai essere un monitoraggio post operam.
Il monitoraggio post operam (se necessario) riguarderà il terreno bonificato e l'eventuale falda (se presente), che dovranno essere successivamente campionati ed analizzati (sempre secondo le tabelle di allegato 5) per verificare che l'obiettivo di bonifica (CSC o valori inferiori alle CSR), non solo è stato raggiunto ma che si mantiene nel tempo.
In genere il monitoraggio post operam si prescrive e si esegue, almeno per 2 o 3 anni dopo la dichiarazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla provincia (che è cosa diversa dal collaudo degli scavi) con una frequenza di 6/12 mesi.

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Messaggio  BB Lun Set 17, 2012 11:26 am

La vostra "ghiaia artificiale" che viene fuori dal processo di trattamento, non ha niente a che vedere con i sassi orignali che potevano stare nel sito tale e quale.....questo materiale è il prodotto del trattamento di recupero fatto sul rifiuto (terreno da bonificare) e come tale va analizzato (test di cessione) perchè lo mettete in terra.
Ma questa verifica analitica non è e non potrà mai essere un monitoraggio post operam.
Il monitoraggio post operam (se necessario) riguarderà il terreno bonificato e l'eventuale falda (se presente), che dovranno essere successivamente campionati ed analizzati (sempre secondo le tabelle di allegato 5) per verificare che l'obiettivo di bonifica (CSC o valori inferiori alle CSR), non solo è stato raggiunto ma che si mantiene nel tempo.
In genere il monitoraggio post operam si prescrive e si esegue, almeno per 2 o 3 anni dopo la dichiarazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla provincia (che è cosa diversa dal collaudo degli scavi) con una frequenza di 6/12 mesi

Ti posso portare con me (e con i miei colleghi agguerriti) in Provincia? Per favore! Ti pago il soggiorno a Venezia, se non ti va bene essere ospitata a casa mia! Wink
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Messaggio  isamonfroni Lun Set 17, 2012 1:10 pm

BB ha scritto:
La vostra "ghiaia artificiale" che viene fuori dal processo di trattamento, non ha niente a che vedere con i sassi orignali che potevano stare nel sito tale e quale.....questo materiale è il prodotto del trattamento di recupero fatto sul rifiuto (terreno da bonificare) e come tale va analizzato (test di cessione) perchè lo mettete in terra.
Ma questa verifica analitica non è e non potrà mai essere un monitoraggio post operam.
Il monitoraggio post operam (se necessario) riguarderà il terreno bonificato e l'eventuale falda (se presente), che dovranno essere successivamente campionati ed analizzati (sempre secondo le tabelle di allegato 5) per verificare che l'obiettivo di bonifica (CSC o valori inferiori alle CSR), non solo è stato raggiunto ma che si mantiene nel tempo.
In genere il monitoraggio post operam si prescrive e si esegue, almeno per 2 o 3 anni dopo la dichiarazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla provincia (che è cosa diversa dal collaudo degli scavi) con una frequenza di 6/12 mesi

Ti posso portare con me (e con i miei colleghi agguerriti) in Provincia? Per favore! Ti pago il soggiorno a Venezia, se non ti va bene essere ospitata a casa mia! Wink

Se po' fa'........ Wink parliamone..........

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Messaggio  Diegus Dom Nov 24, 2013 5:45 pm

Allacciandomi all'annosa (è il caso di dirlo) discussione, chiedo se qualcuno di voi ha letteratura o riferimenti ad essa o a normativa tecnica dove si giustifica il perchè la contaminazione si concentra nella frazione fine.
I motivi sono ovvi ed a me ben chiari, tra l'altro in parte esposti nei precedenti interventi, tuttavia, al fine di dover rendicontare in un progetto di ricerca per la realizzazione di una nuova tecnologia di bonifica in situ di terreni, avrei bisogno di quanto richiesto.

Vi terrò aggiornati sul progetto se i risultati saranno quelli da noi ipotizzati.

Grazie
Diegus
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Messaggio  AntonioC Gio Gen 09, 2020 11:41 am

Buongiorno, anticipo le mie scuse se la questione che pongo non è strettamente pertinente, ma sarebbe interessante capire anche se esiste una norma che determina la percentuale di materiale estraneo ammesso, voglio dire che in fase di caratterizzazione come facce a stabilire univocamente il codice EER, e la eventuale frazione estranea? Questa frazione estranea in che percentuale può essere consentita (esiste una norma che la definisce?) senza variare l'attribuzione del CER?

Grazie mille
Antonio C.
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Messaggio  matteorossi Mar Gen 14, 2020 1:41 pm

AntonioC ha scritto:Buongiorno, anticipo le mie scuse se la questione che pongo non è strettamente pertinente, ma sarebbe interessante capire anche se esiste una norma che determina la percentuale di materiale estraneo ammesso, voglio dire che in fase di caratterizzazione come facce a stabilire univocamente il codice EER, e la eventuale frazione estranea? Questa frazione estranea in che percentuale può essere consentita (esiste una norma che la definisce?) senza variare l'attribuzione del CER?

Grazie mille
Antonio C.

Temo di non aver capito la domanda. Qui si parla di bonifica siti contaminati e di analisi sulla frazione < 2 cm. Tu "che vai cercando"?
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