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TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
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SistriForum - Il social network italiano sui rifiuti :: Particolari tipologie di rifiuti :: Terre e rocce da scavo
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TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Mi è stato posto un quesito al quale io d'istinto risponderei "NO!", ma sapendo di essere preconcetta su alcuni argomenti chiedo a chi ha più specifica esperienza di me.
C'è un'attività complessivamente edile che nella sua progettualità iniziale (datata 2010) comportava sia la produzione che il riutilizzo in situ di TRS in matrici non contaminate pèer volumetrie nettamente superiori a 6.000 mc., la cui quota eccedente alle necessità di riutilizzo era stata progettualmente indicato in origine venisse gestita come "rifiuti". Poi, attesa l'entrata in vigore del DM 161/2012 e conseguente "morte" dell'art. 186 si è ben pensato di eseguire una "variante di progetto" in base alla quale questi terreni eccedenti la percentuale reimpiegata all'interno dell'area di cantiere fossero dei sottoprodotti e non più dei "rifiuti"; variante che, non comportando alcuna maggiore spesa, anzi, è anche stata approvata.
Bene, sin qui è abbastanza chiaro.
Oggi mi telefona il tipo del cantiere e mi chiede se quel terreno, ribadisco analizzato e risultato esente da contaminazioni di sorta e peraltro sta cosa era anche prevedibile attesa l'origine e la storia del sito, possono rivenderselo anche ad un'azienda locale che come oggetto di attività ha "movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola e le pratiche agro-silvopastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari".
Allora, uno si vende della terra pulita e naturale, perchè lì rocce nemmeno a piangerci al massimo qualche sasso o sassolone trasportato da qualche fenomeno metereologico antico, e poi sarebbero cacchi di chi se la compera stabilire che ci possa fare. Non è tutto terreno tecnicamente vegetale, perchè lo strato superficiale anche ricco di humus è poca roba rispetto al totale, e quindi non sarebbe immediatamente coltivabile ma per esempio potrebbe essere più che perfetto per ripristinare lo scheletro di un terreno assai sfruttato colturalmente, per essere impiegato in sicurezza lungo dei canali di irrigazione a raso, ma anche per ricostituire degli strati pedologici di orizzonti superficiali da reimboschire a causa di incendi pregressi e successivo dilavamento del terreno non più protetto dalla vegetazione.
Il mio "NO!" d'istinto cui ho fatto cenno in premessa è perchè, a mio avviso, la sua fine ideale sarebbe dovuta essere il ripristino ambientale ad esempio di una cava a gradoni per farci crescere gli alberi sulle parti piane dei gradoni, o l'utilizzo in altre applicazioni come i famosi "riempimenti e sottofondi" in aree non degradate.
Ma, oggettivamente, c'è qualcosa che impedisce di poter vendere questo sottoprodotto che è proprio terreno e non "terre e rocce" per utilizzo fini agro-silvopastorali ?
Specifico che per di più questo potenziale acquirente opera in quello stesso ambito locale, quindi comunque senza alterazioni della condizione geochimica del luogo di impiego.
Mi sentirò confortata dal sentire anche i vss. pareri.
C'è un'attività complessivamente edile che nella sua progettualità iniziale (datata 2010) comportava sia la produzione che il riutilizzo in situ di TRS in matrici non contaminate pèer volumetrie nettamente superiori a 6.000 mc., la cui quota eccedente alle necessità di riutilizzo era stata progettualmente indicato in origine venisse gestita come "rifiuti". Poi, attesa l'entrata in vigore del DM 161/2012 e conseguente "morte" dell'art. 186 si è ben pensato di eseguire una "variante di progetto" in base alla quale questi terreni eccedenti la percentuale reimpiegata all'interno dell'area di cantiere fossero dei sottoprodotti e non più dei "rifiuti"; variante che, non comportando alcuna maggiore spesa, anzi, è anche stata approvata.
Bene, sin qui è abbastanza chiaro.
Oggi mi telefona il tipo del cantiere e mi chiede se quel terreno, ribadisco analizzato e risultato esente da contaminazioni di sorta e peraltro sta cosa era anche prevedibile attesa l'origine e la storia del sito, possono rivenderselo anche ad un'azienda locale che come oggetto di attività ha "movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola e le pratiche agro-silvopastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari".
Allora, uno si vende della terra pulita e naturale, perchè lì rocce nemmeno a piangerci al massimo qualche sasso o sassolone trasportato da qualche fenomeno metereologico antico, e poi sarebbero cacchi di chi se la compera stabilire che ci possa fare. Non è tutto terreno tecnicamente vegetale, perchè lo strato superficiale anche ricco di humus è poca roba rispetto al totale, e quindi non sarebbe immediatamente coltivabile ma per esempio potrebbe essere più che perfetto per ripristinare lo scheletro di un terreno assai sfruttato colturalmente, per essere impiegato in sicurezza lungo dei canali di irrigazione a raso, ma anche per ricostituire degli strati pedologici di orizzonti superficiali da reimboschire a causa di incendi pregressi e successivo dilavamento del terreno non più protetto dalla vegetazione.
Il mio "NO!" d'istinto cui ho fatto cenno in premessa è perchè, a mio avviso, la sua fine ideale sarebbe dovuta essere il ripristino ambientale ad esempio di una cava a gradoni per farci crescere gli alberi sulle parti piane dei gradoni, o l'utilizzo in altre applicazioni come i famosi "riempimenti e sottofondi" in aree non degradate.
Ma, oggettivamente, c'è qualcosa che impedisce di poter vendere questo sottoprodotto che è proprio terreno e non "terre e rocce" per utilizzo fini agro-silvopastorali ?
Specifico che per di più questo potenziale acquirente opera in quello stesso ambito locale, quindi comunque senza alterazioni della condizione geochimica del luogo di impiego.
Mi sentirò confortata dal sentire anche i vss. pareri.
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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
Aurora Brancia- Moderatrice
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Re: TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Secondo me, non c'è nulla che impedisca a priori la vendita di quel terreno.Aurora Brancia ha scritto:Ma, oggettivamente, c'è qualcosa che impedisce di poter vendere questo sottoprodotto che è proprio terreno e non "terre e rocce" per utilizzo fini agro-silvopastorali ?
Sappiamo tutti che tra le attività ai fini agro-silvo-pastorali possono rientrare differenti tipologie di interventi e quindi sarà semmai in un secondo momento, cioè nella fase autorizzativa dell'intervento specifico, che potrà/dovrà essere valutata la conformità di quel terreno.
zorba- Utente Attivo
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Re: TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Non vedo perchè no Aurora.
Se questo terreno in eccesso è proprio terreno e già non è neppure contaminato, ed è ufficialmente sottoprodotto, credo proprio che tu lo possa vendere a chi vuoi.
Starà poi al "chi vuoi" farne un uso coerente con le caratteristiche del proprio sito e della propria attività e soprattutto un uso legale.
Se questo terreno in eccesso è proprio terreno e già non è neppure contaminato, ed è ufficialmente sottoprodotto, credo proprio che tu lo possa vendere a chi vuoi.
Starà poi al "chi vuoi" farne un uso coerente con le caratteristiche del proprio sito e della propria attività e soprattutto un uso legale.
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Un vale più di mille parole!
Ma, a volte è ancora meglio!
isamonfroni- Moderatrice
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Re: TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Zorba, Isa...
sappiate che vi voglio un mondissimo di bene !
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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
Aurora Brancia- Moderatrice
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Località : Napoli
Re: TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Aurora Brancia ha scritto:Zorba, Isa...
sappiate che vi voglio un mondissimo di bene !
Io pure cara
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isamonfroni- Moderatrice
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Età : 67
Località : roma
Re: TRS non contaminate e "movimento terra ad uso agricolo".
Ciao a tutti,
ho un dubbio sulla questione esposta, ma forse ho solo interpretato male il quesito di Aurora.
Se ho capito bene, a seguito di una variante del progetto lo stesso era stato modificato ed autorizzato in accordo con il 161/2012: non dovrebbe già essere stato identificato un destino per il materiale da scavo e non dovrebbe essere quello? Se ora è cambiato il destinatario del materiale escavato che era sottoprodotto non dovrei chiedere una modifica del piano di gestione delle terre e quindi dell'autorizzazione che avevo ricevuto per gestire le TRS come sottoprodotto? Altrimenti se cambio tout-court ritorno nella disciplina del rifiuto perché perdo le caratteristiche richieste per definirlo sottoprodotto (tra cui l'individuazione sin dall'inizio di un destinatario).
Inoltre ho un quesito simile che mi ha fatto ora un cliente e ve lo sottopongo. L'impresa in questione deve fare uno scasso di un terreno agricolo (non ci sono analisi, ma si tratta di terreno agricolo da sempre). Da esso deriveranno pietre (ciotoli più o meno grandi e materiale litoide in genere derivante da terreno di tipo alluvionale) che devono allontanare. Possono trattarli come sottoprodotto? O addirittura come materia prima come avviene per il terreno vegetale?
Grazie. Ciao!
ho un dubbio sulla questione esposta, ma forse ho solo interpretato male il quesito di Aurora.
Se ho capito bene, a seguito di una variante del progetto lo stesso era stato modificato ed autorizzato in accordo con il 161/2012: non dovrebbe già essere stato identificato un destino per il materiale da scavo e non dovrebbe essere quello? Se ora è cambiato il destinatario del materiale escavato che era sottoprodotto non dovrei chiedere una modifica del piano di gestione delle terre e quindi dell'autorizzazione che avevo ricevuto per gestire le TRS come sottoprodotto? Altrimenti se cambio tout-court ritorno nella disciplina del rifiuto perché perdo le caratteristiche richieste per definirlo sottoprodotto (tra cui l'individuazione sin dall'inizio di un destinatario).
Inoltre ho un quesito simile che mi ha fatto ora un cliente e ve lo sottopongo. L'impresa in questione deve fare uno scasso di un terreno agricolo (non ci sono analisi, ma si tratta di terreno agricolo da sempre). Da esso deriveranno pietre (ciotoli più o meno grandi e materiale litoide in genere derivante da terreno di tipo alluvionale) che devono allontanare. Possono trattarli come sottoprodotto? O addirittura come materia prima come avviene per il terreno vegetale?
Grazie. Ciao!
MeRi- Membro della community
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