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Impianto privato trattamento RSU indifferenziati

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Messaggio  Raffaeleme Dom Gen 26, 2014 12:24 pm

Buongiorno a tutti, sono nuovo del forum e mi accingo a porvi una serie di domande in quanto, nuovo della materia rifiuti, dopo un incontro con alcuni amministratori, mi sono creato una tale confusione in testa che non riesco a venirne a capo.
Iniziamo....
PREMESSA
Una società privata vuole realizzare un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani. La tecnologia che vuole utilizzare è una tecnologia brevettata con la quale trattando direttamente l'indifferenziato urbano si tirano fuori con varie tecnologie e processi i vari prodotti della differenziazione (plastica, carta, vetro, alluminio, etc...).
Domanda 1. Può un privato realizzare un simile impianto, oppure nelle beghe della normativa il compito di realizzazione ovvero di previsione di realizzazione (degli impianti, delle discariche, etc.) è di competenza delle sole regioni ovvero provincie e pertanto si deve prima discutere con loro e redigere apposite convenzioni?
Domanda 2. Qualora al privato fosse concessa la facoltà di realizzarlo, al di la dell'iter autorizzativo che è l'unica cosa che mi è chiara, come si gestisce il rapporto con i Comuni? Intendo dire, una volta che un privato realizza un impianto di trattamento, un comune può direttamente conferire i rifiuti presso lo stesso (presupponendo che lo stesso possa avere un risparmio rispetto alla tarriffa attuale di smaltimento) oppure deve comunque preparare un gara ad evidenza pubblica?
Domanda 3. Qualora i comuni abbiamo la facoltà di decidere dove conferire i rifiuti (secondo il criterio della massima economicità e secondo il criterio che alla fine il comune stesso è come se stesse differenziando i propri rifiuti al 75% - utiizzando l'impianto privato in questione), può lo stesso stringere una convenzione con il privato in cui l'Ente si impegna a conferire i rifiuti per "x" anni mentre il privato si impegna a far risparmiare il comune sulla tariffa per "x" anni e si impegna e garantisce la differenziazione per almeno il 75%? - Diciamo che la convenzione servirebbe per garantire l'apporto di rifiuti all'impianto per un numero prefissato di anni per garantire il corretto recupero del capitale investito (interamente privato).
Domanda 4. Qualora al privato non fosse concessa la facoltà di realizzare tale tipologia di impianto (sempre per le questioni regionali e provinciali), può proporre ad una serie di comuni (in numero tale da garantire la quantità di rifiuti necessari al corretto funzionamento dell'impianto) una convenzione in cui gli stessi comuni aderiscono ad un consorzio (senza fargli investire capitali - quindi no soldi pubblici) e pertanto si obbligano a conferire i propri rifiuti presso l'impianto ....che in tal caso è come se fosse misto pubblico-privato?

So di averne altre cento di domande ma per il momento mi fermo a queste.
Grazie per l'aiuto e per le info che mi fornirete.

Raffaele
Raffaeleme
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Messaggio  Admin Lun Gen 27, 2014 10:31 am

La gestione dei rifiutin urbani è effettuata in conformità ai piani regionali, predisposti e adottati dalle Regioni, sentite le province, i comuni e le Autorità d'ambito, ove istituite.

I piani regionali prevedono:
- una valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti per i rifiuti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti in conformità del principio di autosufficienza e prossimità di cui agli articoli 181, 182 e 182-bis e se necessario degli investimenti correlati;
- il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200, nonché ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti;
- i criteri per l'individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché per l'individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali di cui all'articolo 195, comma 1, lettera p);

Spetta sempre alle Regioni, ovvero alle Province delegate con legge regionale, l'approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti. E' chiaro che il tutto deve avvenire in conformità al piano regionale.

In definitiva non puoi prescindere da questi passaggi. Ti invito a leggere attentamente gli artt. 196 e 199 del TUA ed il piano della tua regione.

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Messaggio  Raffaeleme Lun Gen 27, 2014 12:24 pm

Grazie per la pronta risposta, adesso inizia a diventare tutto un po' più chiaro.
Tuttavia mi sorgono nuove domande.
Di recente la mia Regione ha rimodulato il piano regionale.
Nello stesso leggo che la situazione attuale è:
1. Raccolta differenziata: 12%
2. Produzione CDR: 14% (con gli impianti esistenti);
3. Perdite di processo: 10%
4. FOS, scarti e rifiuti smaltiti in discarica direttamente: 63%

L'intensione della Regione è quella di procedere ad un revamping degli impianti esistenti (potenziandoli) e di mettere in funzione quelli mai avviati (vi sono impianti incompleti da 10 anni ed altri che invece non sono mai entrati in funzione in quanto i comuni non attuano differenziata!!).
Alla luce dei nuovi investimenti che lo stesso piano prevede, la situazione futura riportata nel piano è la seguente:

1. Raccolta differenziata: 33%
2. Produzione CDR: 17% (con gli impianti esistenti ed ammodernati);
3. Materiale di recupero da avviare a riciclo: 25%
3. Perdite di processo: 14%
4. FOS, scarti e rifiuti smaltiti in discarica direttamente: 12%

E' mia modesta opinione che quanto previsto dalla Regione non funzionerà. Prima di tutto perché tutto il piano si basa sul presupposto che i Comuni andranno a fare una raccolta differenziata spinta (ma se non lo hanno fatto negli ultimi 10 anni con finanziamenti regionali/comunitari, mi chiedo come faranno nei prossimi dieci considerando la congiuntura economica in cui viviamo) ed in secondo luogo perché si punta molto a riutilizzare impianti di vecchia concezione che ormai risultano obsoleti e poco efficienti.
Alla luce di quanto sopra quello che io chiedo è:
1. Di per sé la Regione già scrive nel piano che non raggiungere gli obiettivi del 65% di differenziata sanciti sia dalla normativa nazionale che da quella comunitaria (eppure il piano dice di recepire tale normativa), in quanto parafrasando gli intenti si dovrebbe raggiungere il 58% (?).
2. Come si fa a proporre alla Regione una soluzione innovativa che gli garantisca i principi (riferiti ovviamente ad una sola ATO) di efficienza (75% di differenziata) ed economicità (30% risparmio sull'attuale costo di smaltimento in discarica di RSU tal quale)? Intendo, bisogna presentare un progetto e chiedere che la stessa lo esamini per aggiornare il piano? Bisogna presentarlo ai comuni (un gruppo o singolo) e fare in modo che siano questi a presentarlo in regione? Oppure bisogna presentarlo in Provincia e chiedere che sia questa che si occupi dell'aggiornamento del piano?
3. Fermo restando che l'investimento risulterebbe privato (quindi con sgravio di investimenti per la Regione) come si potrebbe garantire che l'impianto funzioni (visto che è privato) facendo entrare gli Enti in una società misto pubblico - privata oppure mediante convenzione con la regione che in caso il privato per un qualsiasi motivo fallisce (ma ne dubito) la Regione può diventare proprietaria dello stesso impianto?

Attendo vostro riscontro in merito
Grazie ancora
Raffaele
Raffaeleme
Raffaeleme
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