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Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso

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Messaggio  Alen Lun Feb 11, 2013 11:01 am

Promemoria primo messaggio :

Buongiorno,

avrei bisogno di un chiarimento relativo al trasporto di contenitori vuoti (che contenevano prodotto non pericoloso).

Se vengono mandati ad un soggetto che si occupa di lavarli e riportarli indietro puliti cosìcchè possano essere riutilizzati, il loro trasporto non deve essere accompagnato da formulari, giusto?

Non sono rifiuti ma semplici beni che vengono trattati per poi essere riusati.

Grazie a chi mi aiuterà.

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Messaggio  Aurora Brancia Mer Feb 13, 2013 4:27 pm

beh, tu hai ben compreso quello che io ritengo sia corretto, legittimo e praticamente fattibile.
E' tuttavia evidente che se, però, io non ho imbroccato la questione, tu hai capito sì, ma così saremmo in due a sbagliare. Very Happy

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Messaggio  gianfranco bardella Mer Feb 13, 2013 4:38 pm

Aurora, ti stimo sorella!
ieri mi hai ricordato Salvatore Di Giacomo; oggi mi condividi il pensiero.
Cosa voglio di più (niente amari per favore).
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Messaggio  cirillo Mer Feb 13, 2013 4:43 pm

Con questo, poi mi defilo da questa discussione.
Partiamo da quesito iniziale inerente il fatto di inviare al lavaggio (fatto da terzi) degli imballaggi che avevano contenuto materiale non pericoloso, per poter essere riutilizzati.
Ovvio che nulla osta a questa procedura, anzi, è nello spirito della normativa il riutilizzo ma la questione è: “come?”
- siamo di fronte ad un rifiuto e quindi FIR e ditta che effettua il lavaggio autorizzata
Oppure
- siamo di fronte ad un bene e quindi DDT e festa finita?
Innanzitutto si tratta di capire CHI è nel circuito la ditta che si ritrova in mano l’imballaggio vuoto.
Immagino che questa ditta possa essere un consumatore finale che, utilizzando il prodotto contenuto nell’imballaggio, poi, si ritrova l’imballaggio vuoto da gestire.
Gli imballaggi hanno una loro precisa collocazione, sia nell’ambito della “gestione come rifiuti” e sia nell’ambito del “recupero/riutilizzo” con risvolti di natura economica/fiscale data dal contributo Conai e tutti gli annessi e connessi.
Bene a questo punto, parlando di imballaggi, si tratta di definire il concetto di “fine vita” non essendoci alcun dubbio sul fatto che gli imballaggi siano un classico bene “riutilizzabile”.
Ci sono pertanto gli imballaggi inseriti nel circuito del “vuoto a rendere” ed è il caso, ad esempio delle bottiglie di acqua minerale che, una volta svuotate, il bar restituisce al fornitore SENZA alcuna formalità.
Mentre un qualsiasi altro imballaggio NON può essere “riutilizzato” senza ricadere nell’ambito della gestione dei rifiuti perché, non essendo nel circuito (economico/fiscale) del vuoto a rendere è giunto a fine vita.
Ad esempio la Calvè fornisce maionese in confezioni industriali da 3/5 kg a strutture alberghiere, bar, ristoranti.
La Calvè acquista il fustino in plastica e paga al produttore il contributo Conai in veste di “utilizzatore” mentre il produttore dell’imballaggio versa direttamente al Conai il contributo con la periodicità del caso.
La Calvè vende la maionese al grossista il quale si trova gravato del contributo Conai e lo stesso grossista ha l’obbligo di esservi iscritto in qualità, a sua volta di utilizzatore. Il grossista, quindi, vende la maionese all’albergo, al bar, al ristorante, gravando la fattura del contributo Conai (la classica dicitura "contributo Conai assolto"). L'albergo, il bar, il ristorante, per l'imballaggio, assumono il ruolo che legalmente è definito “UTILIZZATORE FINALE” e, in questa veste, non hanno l’obbligo di iscrizione al Conai.
Ed è l’utilizzatore finale che, svuotando della maionese l’imballaggio, lo fa giungere a FINE VITA e nulla centra il fatto che, con un semplice lavaggio, l’imballaggio sia riutilizzabile.
Ora, a quale titolo la nostra ditta, dopo un lavaggio, REIMMETTE NEL MERCATO il nostro imballaggio?
E’ a questo proposito che invito a leggere il punto 4.1.7 del "Regolamento Co.Na.I. 2013" (che per comodità pubblico) dove, chiaramente si parla del “termine del ciclo di utilizzo” e del relativo rientro nel circuito distributivo, sia stato esso sempre un bene (bottiglia di acqua minerale, fusto, pallet) inserito nel circuito del vuoto a rendere, sia invece NON nel circuito del vuoto a rendere e quindi rifiuto, da gestire con FIR.
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ma questo di Gianfranco Bardella è un'altro caso:
https://www.sistriforum.com/t9251p15-lavaggio-contenitori-prodotto-non-pericoloso#108059
Se un'azienda porta in giro i propri prodotti entro gli stessi contenitori, taniche o fusti che siano (ma li usa per se senza cederli a terzi) e li lava per poter "rifare un'altro giro" allora chiaramente non siamo di fronte ad un rifiuto. Mica buttiamo la cisterna del TIR ogni volta che abbiamo svuotato il latte....

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Messaggio  gianfranco bardella Mer Feb 13, 2013 5:25 pm

Cirillo scusa, ma quello che leggo mi conferma che:
se un imballaggio non ha cessato l'utilizzo, ovvero non è stato ceduto, non rientra tra i rifiuti.
Mi spiego meglio; una ditta che utilizza contenitori per svuotare agitatori, miscelatori, ecc da
materiale da confezionare successivamente e, poi, intendendo riutilizzare al proprio interno gli
stessi contenitori, provvede a renderli riutilizzabili, non ha cessato l'utilizzo e non ha rimesso sul
mercato questi contenitori, non ha identificato nessun rifiuto, tanto meno se imballaggio di cui ha
già riconosciuto il suo contributo Conai, perchè addebitatogli da chi gli ha fornito tale contenitore.
Fino a quando non lo rimette sul mercato, il contenitore, secondo me, è suo uso e consumo.
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Messaggio  Aurora Brancia Mer Feb 13, 2013 5:53 pm

ecco, vedo che i ns. precedenti di vita -come sempre e per tutto - lasciano il segno nel come "interpretiamo" - ebbene sì, anche noi lo facciamo - le situazioni genericamente prospettate.
Dunque, cirillinomio, io quando ho letto:
vengono mandati ad un soggetto che si occupa di lavarli e riportarli indietro puliti cosìcchè possano essere riutilizzati
mi sono vista davanti quei fusticelli da 15-20 lt e con tappo sull'apertura a bocca larga quasi quanto il fusto con cui si trasportano le mozzarelle, ma anche quelli per il trasporto di olive, sottaceti, sottoli etc. etc.. E appunto me li sono visti che al rientro dalla distribuzione fatta a salumerie, pizzerie, ristoranti, tavole calde, mense etc. etc. ci vuole qualcuno che li lavi se no domani come mando in giro la produzione che sto preparando?
Io quindi penso ad un MIO contenitore da trasporto, che ho comperato come oggetto pienamente inserito nel mio ciclo produttivo in qualità di materiale non consumabile nè di bene strumentale e secondo le specifiche tecniche di mia osservanza. Quando si romperà, ovvero al suo fine vita, ne risponderò per la sopraggiunta qualifica di "rifiuto"
Quando tu mi parli invece del buattone di maionese da 5 kg (beeeeellissimiiii!), allora sono d'accordo conte: io non ho comperato il buattone ma la maionese che c'era dentro, e se ridò il buattone alla signora Calvé magari lei la prossima volta il contributo conai in fattura non me lo mette perchè già l'ho pagato, e ci pensa lei poi a che se ne deve fare di quel buattone. Ma soprattutto io non posso certo rimettere in circuito il buattone della calvé, perchè esso tecnicamente non mi appartiene. In compenso, se la signora Calvè non vuole il buattone indietro e quindi quello è un po' mio, posso anche decidere di portarmelo a casa e metterci dcentro le piantine di basilico. Ciò che mi chiedo sempre è: se il produttore del bene imballato ha pagato la sua quota di conai destinata al recupero dell'imballaggio, e me l'ha anche ammollata per la mia parte nel costo finale del bene imballato, posso capire perchè poi devo pagare di nuovo per lo smaltimento ?
Dal mio punto di vista, infatti, se la quota che posso pagare in teoria è riservata per il trasporto sino ad un centro conai da parte del servizio pubblico di raccolta, allora nel caso di una città come la mia dove la differenziata sì e no copre il 20% devono darmi la possibilità di portarceli io, mi faccio fare la ricevuta come privato e poi me la scalano almeno in parte dalla tarsu, a momenti tares.
Insomma tornando a noi, io penso come ad un ristorante che invece di lavarsi da sè i suoi piatti, le sue tovaglie, i suoi bicchieri etc. manda tutto a lavare fuori, e se mi rompono o rovinano qualcosa me li mozzico perché è roba mia, tu invece pensi come ad un albergo (ma anche una nave) che si fa fornire le lenzuola e/o gli asciugamani puliti, semmai pure personalizzati con il nome della struttura ma in service, ossia le noleggia. Vero che in questo caso, quando un lenzuolo si rovina glielo rimando indietro uguale, ci pensassero loro a sostituirlo (che infatti costa meno che non ridarglielo del tutto perchè il turista sbadato se l'è messo in valigia...).

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Messaggio  cirillo Mer Feb 13, 2013 6:15 pm

@Aurora,
riferito ai fusti per il trasporto di mozzarelle è ovvio che siamo concordi; l'ho specificato anche al termine del mio post precedente.
La questione che io pongo è relativa alla domanda iniziale dell'argomento che, forse, posta male o non approfondita abbastaza, ha portato alle mie conclusioni.

p.s.
c'è posta per te

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