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Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
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SistriForum - Il social network italiano sui rifiuti :: Particolari tipologie di rifiuti :: Imballaggi
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Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Promemoria primo messaggio :
Buongiorno,
avrei bisogno di un chiarimento relativo al trasporto di contenitori vuoti (che contenevano prodotto non pericoloso).
Se vengono mandati ad un soggetto che si occupa di lavarli e riportarli indietro puliti cosìcchè possano essere riutilizzati, il loro trasporto non deve essere accompagnato da formulari, giusto?
Non sono rifiuti ma semplici beni che vengono trattati per poi essere riusati.
Grazie a chi mi aiuterà.
E
Buongiorno,
avrei bisogno di un chiarimento relativo al trasporto di contenitori vuoti (che contenevano prodotto non pericoloso).
Se vengono mandati ad un soggetto che si occupa di lavarli e riportarli indietro puliti cosìcchè possano essere riutilizzati, il loro trasporto non deve essere accompagnato da formulari, giusto?
Non sono rifiuti ma semplici beni che vengono trattati per poi essere riusati.
Grazie a chi mi aiuterà.
E
Alen- Membro della community
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Quelli che finiscono al CONAI sono imballaggi di cui gli utilizzatori si sono volontariamente disfatti, ad esempio conferendoli alla raccolta differenziata.
Non sono i "miei" imballaggi di cui non intendo disfarmi, ma che voglio solo lavare (in proprio o presso terzi) per riutilizzarli (proprio quelli e non altri).
Ovvio che non posso dire - davanti ad un cumulo di contenitori rotti ed arrugginiti - che non sono rifiuti in deposito temporaneo perché sto aspettando di riutilizzarli dopo averli lavati...
Un po' come le tovaglie sporche di un ristorante: se per una scelta imprenditoriale le mando in lavanderia e non le lavo in proprio, qualcuno si sognerà di dirmi che le devo gestire come rifiuti?
Non sono i "miei" imballaggi di cui non intendo disfarmi, ma che voglio solo lavare (in proprio o presso terzi) per riutilizzarli (proprio quelli e non altri).
Ovvio che non posso dire - davanti ad un cumulo di contenitori rotti ed arrugginiti - che non sono rifiuti in deposito temporaneo perché sto aspettando di riutilizzarli dopo averli lavati...
Un po' come le tovaglie sporche di un ristorante: se per una scelta imprenditoriale le mando in lavanderia e non le lavo in proprio, qualcuno si sognerà di dirmi che le devo gestire come rifiuti?
zorba- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
zorba ha scritto:...omissis...Un po' come le tovaglie sporche di un ristorante: se per una scelta imprenditoriale le mando in lavanderia e non le lavo in proprio, qualcuno si sognerà di dirmi che le devo gestire come rifiuti?
ecco Zorba, è la stessa cosa che sostenevo io in precedenza con l'esempio dell'abbigliamento...
Gballa- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Zorba, non parlo degli imballaggi che "finiscono al Conai" (forse non mi sono spiegato o non hai letto bene). Sto parlando del "circuito" degli imballaggi RIUTILIZZABILI e non per nulla ho fatto l'esempio delle bottiglie di acqua minerale. Il "vuoto a rendere" è regolamentato dal Conai così come sono regolamentati gli imballaggi che, non essendo in un circuito di "vuoto a rendere", vengono previa "operazione per renderli atti al riutrilizzo" (chiamiamola come volete) reimmessi nel mercato.zorba ha scritto:Quelli che finiscono al CONAI sono imballaggi di cui gli utilizzatori si sono volontariamente disfatti, ad esempio conferendoli alla raccolta differenziata.
Non sono i "miei" imballaggi di cui non intendo disfarmi, ma che voglio solo lavare (in proprio o presso terzi) per riutilizzarli (proprio quelli e non altri).
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si deficit fenum accipe stramen
cirillo- Moderatore
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Pensavo che le disposizioni del CONAI disciplinassero altri aspetti ed avessero altri fini (Contributo Ambientale = €€€), ma che non potessero entrare nel merito della definizione di "rifiuto" stabilita dal TUA, che è accompagnata da una letteratura tecnico-giuridica piuttosto consolidata.
Confesso però di non essere particolarmente ferrato sul tema "CONAI"; hai qualche riferimento più preciso?
Confesso però di non essere particolarmente ferrato sul tema "CONAI"; hai qualche riferimento più preciso?
zorba- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Domanda: non può essere preso in considerazione quanto riporta alla lettera r) l'art.10 il Dlgs 210 che modifica
l'art.183 (definizioni) dove si parlava di "sottoprodotti" ?
la lettera r)“riutilizzo”: qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono
reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti;
l'art.183 (definizioni) dove si parlava di "sottoprodotti" ?
la lettera r)“riutilizzo”: qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono
reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti;
gianfranco bardella- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
sono un paio di gioni che sto fatto che una cosa sporca deva/possa essere considerata un rifiuto mi ha spinto a dire alla mia cesta dei panni sporchi (che reclamava svuotamento dopo 10 giorni che piove) "bella, ma lo sai che è un pochetto come se tu fossi il secchio dell'immondizia?" e mentre le giravo le spalle ho sentito una vocina che diceva "lo divento di certo, se non ti sbrighi a caricare almeno 1 lavatrice...".
Quella lazzara di una cesta mi stava minacciando/ricattando: sapeva bene di contenere contemporaneamente uno dei miei lenzuoli ricamati preferiti e soprattutto la mia nuovissima e bellissima tovaglia di bisso di lino ricamata a punto assisi, che non intendo per nulla dismettere.
E insomma, la minaccia di far diventare un rifiuto ciò di cui non ho assolutamente intenzione di disfarmi e che è solo da lavare per poter essere riutilizzato con mia piena soddisfazione (anche stirato, ma questo viene dopo) ha funzionato, così ho caricato e fatto partire un programma di lavaggio: vuol dire che prenderò lo stendipanni e lo metto nel bagno.
E mentre facevo ciò, dal ripiano di lavoro della cucina un'altra vocina, ma stavolta mestissima, dice "beh, anche io -se tu mi dessi una lavatella con il detersivo - potrei essere riutilizzato...". Giro lo sguardo e vedo che c'è un contenitore di foglio di alluminio monouso, sporco, che ha una brutta paura di finire nell'immondizia. Beh, forse perchè ce ne sono tanti e tutti uguali, ma quello non mi ha convinta: in realtà, già quando è entrato in casa io avevo intenzione di disfarmene, seppure dopo aver riscaldato e mangiato ciò che conteneva.
E dunque, con aria tra il truce e il cinico, ho guardato il contenitore d'alluminio monouso e gli ho detto : tu, invece, sei nato per essere un rifiuto, lo dice il 152 e prima di lui lo diceva già il 22/97. Mi dispiace ma sei stato sfortunato, ritenta: se finisci per caso nello STIR giusto, ti passano per un demetallizzatore e ti mandano a recupero, cerca con quelli del CONAI di farti rinascere macchinetta del caffé, così sì che basterà una lavatina e sarai riutilizzato.
P.S.: non preocupatevi, è solo che ho smesso di fumare tabacco e sono passata alle sigarette elettroniche:forse nel mio liquidino di ricarica sciolto nel propilenglicole con la nicotina ci sarà finito qualcosa di strano che mi fa sentire le voci degli oggetti. Come in "questi fantasmi".
Quella lazzara di una cesta mi stava minacciando/ricattando: sapeva bene di contenere contemporaneamente uno dei miei lenzuoli ricamati preferiti e soprattutto la mia nuovissima e bellissima tovaglia di bisso di lino ricamata a punto assisi, che non intendo per nulla dismettere.
E insomma, la minaccia di far diventare un rifiuto ciò di cui non ho assolutamente intenzione di disfarmi e che è solo da lavare per poter essere riutilizzato con mia piena soddisfazione (anche stirato, ma questo viene dopo) ha funzionato, così ho caricato e fatto partire un programma di lavaggio: vuol dire che prenderò lo stendipanni e lo metto nel bagno.
E mentre facevo ciò, dal ripiano di lavoro della cucina un'altra vocina, ma stavolta mestissima, dice "beh, anche io -se tu mi dessi una lavatella con il detersivo - potrei essere riutilizzato...". Giro lo sguardo e vedo che c'è un contenitore di foglio di alluminio monouso, sporco, che ha una brutta paura di finire nell'immondizia. Beh, forse perchè ce ne sono tanti e tutti uguali, ma quello non mi ha convinta: in realtà, già quando è entrato in casa io avevo intenzione di disfarmene, seppure dopo aver riscaldato e mangiato ciò che conteneva.
E dunque, con aria tra il truce e il cinico, ho guardato il contenitore d'alluminio monouso e gli ho detto : tu, invece, sei nato per essere un rifiuto, lo dice il 152 e prima di lui lo diceva già il 22/97. Mi dispiace ma sei stato sfortunato, ritenta: se finisci per caso nello STIR giusto, ti passano per un demetallizzatore e ti mandano a recupero, cerca con quelli del CONAI di farti rinascere macchinetta del caffé, così sì che basterà una lavatina e sarai riutilizzato.
P.S.: non preocupatevi, è solo che ho smesso di fumare tabacco e sono passata alle sigarette elettroniche:forse nel mio liquidino di ricarica sciolto nel propilenglicole con la nicotina ci sarà finito qualcosa di strano che mi fa sentire le voci degli oggetti. Come in "questi fantasmi".
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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
Aurora Brancia- Moderatrice
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Bellissima sintesi Nofer!
E così i miei di panni da lavare rimangono panni e le bottiglie "rifiuto" per il fatto stesso di esser nate "sfortunate".
Gballa- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Forse il contenitore d'alluminio monouso non è il massimo degli esempi.Aurora Brancia ha scritto:...ho guardato il contenitore d'alluminio monouso e gli ho detto : tu, invece, sei nato per essere un rifiuto
Dimmi, Aurora: ti comporti così anche con i contenitori tipo Tupperware e simili?
zorba- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Ma per l'amor del cielo no!zorba ha scritto:Forse il contenitore d'alluminio monouso non è il massimo degli esempi.Aurora Brancia ha scritto:...ho guardato il contenitore d'alluminio monouso e gli ho detto : tu, invece, sei nato per essere un rifiuto
Dimmi, Aurora: ti comporti così anche con i contenitori tipo Tupperware e simili?
A parte il costo, quelli mica li prendo con l'intenzione di usarli una sola volta e poi via nel secchione, fosse solo perchè i miei preferiti ovviamente sono quelli in vetro. Le vaschette di foglio di alluminio non le riutilizzo mai perchè non possono andare in lavastoviglie in quanto tutti i detersivi per lavastoviglie contengono soda che rovina orrebilmente l'alluminio, e io detesto lavare i piatti (figurati le pentole!) a mano. Se devo lavarli, mai più li prenderei di alluminio. Personalmente, non li compero perchè per conservare/surgelare gli alimenti cotti appunto ho quelli in vetro, di tuttissime le misure, e qualcuno in plastica, e ho anche 2 serie complete di quelli in ferro smaltato a matrioska (da vuoti si conservano uno dentro l'altro e si risparmia tanto spazio nel mobile).
E, ti confesso, se il salumiere/gastronomia sotto casa mia confezionasse le pappe buone -e soprattutto pronte- in quelli "veri" anzichè nelle vaschette monouso, li laverei e conserverei, ma credo non sarebbe conveniente, commercialmente parlando.
Per esempio, alcune cose fredde, come le verdure, il delizioso sig. Luigi le mette in quei contenitori di plastica per alimenti, quelli sottili e trasparenti con coperchio a incastro: ecco, quelli a volte li lavo perchè li riutilizzo 2-3 volte per surgelare sporzionato se ho esaurito la mia scorta, cosa che periodicamente accade perchè da brava mamma partenopea quando faccio qualcosa di particolare ne mando sempre un "assaggio triplo" a mia figlia e poi quando vado a casa sua me li riprendo tutti, SE me ne ricordo e SE sono vuoti.
Comunque, forse ti sei perso nella mia avvincentissima favola e non ci hai fatto caso, ma ciò che intendevo esprimere anche io (al pari di quello che hai scritto tu) è che se un imballaggio non è palesemente del tipo "monouso" -come la busta degli spaghetti o la bottiglia di PET della cocacola- tanto diventa un rifiuto quando il detentore decide di disfarsene. Anche se nessuno impedisce alla gente di usare le bottiglie vuote come contenitori per le più assurde sostanze, infatti ogni tanto qualcuno si "arricetta" per aver bevuto fetenzie criminalmente versate in bottiglie per alimenti.
Dunque, una tantum non concordo con cirillo, quando lui parla del lavaggio del buattone come un trattamento eseguito su un rifiuto al fine di riutilizzo, mentre mi ci ritrovo benissimo con gianfranco bardella quando cita art. 183, commillo 1 letterilla r) a proposito delle cose che NON sono rifiuti e vengono reimpiegati dopo un'attività di preparazione al reimpiego che il nostro sempre amenissimo legislatore ha inteso definire appunto "riutilizzo".
E visto che mi trovo con le dita sulla tastiera, aggiungerei che un'attività di riutilizzo mediante lavaggio, sia casalingo che industriale, secondo me dovrebbe essere esplicitamente interdetta ai cosiddetti "imballaggi contaminati" perchè in quel caso sarebbe una bonifica, ovvero un ricondizionamento in modalità "R12" cui dovrebbe seguire un più scontato recupero R3 di materia plastica, o R4 se la buattona è metallica, e la produzione di un refluo da sottoporre a trattamento che produrrà un rifiuto da fare uscire con il codice 191105* o 191106.
E come dice il pellerossa: AUGH !
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Aurora Brancia- Moderatrice
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Ditemi se ho ben compreso:
una Ditta che utilizza e "riutilizza" contenitori, per esempio fusti in plastica da 200 litri con chiusura a cravatta,
può darli in conto lavorazione come "contenitori da ricondizionare" con semplice bolla ad un soggetto disposto a lavarli,
il quale ha come prescrizione per la regolarità dell'impianto l'autorizzazione allo scarico delle acque reflue, senza nulla dovere
come Impianto autorizzato (semplificato od ordinario) in quanto non tratta rifiuti.
una Ditta che utilizza e "riutilizza" contenitori, per esempio fusti in plastica da 200 litri con chiusura a cravatta,
può darli in conto lavorazione come "contenitori da ricondizionare" con semplice bolla ad un soggetto disposto a lavarli,
il quale ha come prescrizione per la regolarità dell'impianto l'autorizzazione allo scarico delle acque reflue, senza nulla dovere
come Impianto autorizzato (semplificato od ordinario) in quanto non tratta rifiuti.
gianfranco bardella- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
beh, tu hai ben compreso quello che io ritengo sia corretto, legittimo e praticamente fattibile.
E' tuttavia evidente che se, però, io non ho imbroccato la questione, tu hai capito sì, ma così saremmo in due a sbagliare.
E' tuttavia evidente che se, però, io non ho imbroccato la questione, tu hai capito sì, ma così saremmo in due a sbagliare.
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Aurora Brancia- Moderatrice
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Aurora, ti stimo sorella!
ieri mi hai ricordato Salvatore Di Giacomo; oggi mi condividi il pensiero.
Cosa voglio di più (niente amari per favore).
ieri mi hai ricordato Salvatore Di Giacomo; oggi mi condividi il pensiero.
Cosa voglio di più (niente amari per favore).
gianfranco bardella- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Con questo, poi mi defilo da questa discussione.
Partiamo da quesito iniziale inerente il fatto di inviare al lavaggio (fatto da terzi) degli imballaggi che avevano contenuto materiale non pericoloso, per poter essere riutilizzati.
Ovvio che nulla osta a questa procedura, anzi, è nello spirito della normativa il riutilizzo ma la questione è: “come?”
- siamo di fronte ad un rifiuto e quindi FIR e ditta che effettua il lavaggio autorizzata
Oppure
- siamo di fronte ad un bene e quindi DDT e festa finita?
Innanzitutto si tratta di capire CHI è nel circuito la ditta che si ritrova in mano l’imballaggio vuoto.
Immagino che questa ditta possa essere un consumatore finale che, utilizzando il prodotto contenuto nell’imballaggio, poi, si ritrova l’imballaggio vuoto da gestire.
Gli imballaggi hanno una loro precisa collocazione, sia nell’ambito della “gestione come rifiuti” e sia nell’ambito del “recupero/riutilizzo” con risvolti di natura economica/fiscale data dal contributo Conai e tutti gli annessi e connessi.
Bene a questo punto, parlando di imballaggi, si tratta di definire il concetto di “fine vita” non essendoci alcun dubbio sul fatto che gli imballaggi siano un classico bene “riutilizzabile”.
Ci sono pertanto gli imballaggi inseriti nel circuito del “vuoto a rendere” ed è il caso, ad esempio delle bottiglie di acqua minerale che, una volta svuotate, il bar restituisce al fornitore SENZA alcuna formalità.
Mentre un qualsiasi altro imballaggio NON può essere “riutilizzato” senza ricadere nell’ambito della gestione dei rifiuti perché, non essendo nel circuito (economico/fiscale) del vuoto a rendere è giunto a fine vita.
Ad esempio la Calvè fornisce maionese in confezioni industriali da 3/5 kg a strutture alberghiere, bar, ristoranti.
La Calvè acquista il fustino in plastica e paga al produttore il contributo Conai in veste di “utilizzatore” mentre il produttore dell’imballaggio versa direttamente al Conai il contributo con la periodicità del caso.
La Calvè vende la maionese al grossista il quale si trova gravato del contributo Conai e lo stesso grossista ha l’obbligo di esservi iscritto in qualità, a sua volta di utilizzatore. Il grossista, quindi, vende la maionese all’albergo, al bar, al ristorante, gravando la fattura del contributo Conai (la classica dicitura "contributo Conai assolto"). L'albergo, il bar, il ristorante, per l'imballaggio, assumono il ruolo che legalmente è definito “UTILIZZATORE FINALE” e, in questa veste, non hanno l’obbligo di iscrizione al Conai.
Ed è l’utilizzatore finale che, svuotando della maionese l’imballaggio, lo fa giungere a FINE VITA e nulla centra il fatto che, con un semplice lavaggio, l’imballaggio sia riutilizzabile.
Ora, a quale titolo la nostra ditta, dopo un lavaggio, REIMMETTE NEL MERCATO il nostro imballaggio?
E’ a questo proposito che invito a leggere il punto 4.1.7 del "Regolamento Co.Na.I. 2013" (che per comodità pubblico) dove, chiaramente si parla del “termine del ciclo di utilizzo” e del relativo rientro nel circuito distributivo, sia stato esso sempre un bene (bottiglia di acqua minerale, fusto, pallet) inserito nel circuito del vuoto a rendere, sia invece NON nel circuito del vuoto a rendere e quindi rifiuto, da gestire con FIR.
Partiamo da quesito iniziale inerente il fatto di inviare al lavaggio (fatto da terzi) degli imballaggi che avevano contenuto materiale non pericoloso, per poter essere riutilizzati.
Ovvio che nulla osta a questa procedura, anzi, è nello spirito della normativa il riutilizzo ma la questione è: “come?”
- siamo di fronte ad un rifiuto e quindi FIR e ditta che effettua il lavaggio autorizzata
Oppure
- siamo di fronte ad un bene e quindi DDT e festa finita?
Innanzitutto si tratta di capire CHI è nel circuito la ditta che si ritrova in mano l’imballaggio vuoto.
Immagino che questa ditta possa essere un consumatore finale che, utilizzando il prodotto contenuto nell’imballaggio, poi, si ritrova l’imballaggio vuoto da gestire.
Gli imballaggi hanno una loro precisa collocazione, sia nell’ambito della “gestione come rifiuti” e sia nell’ambito del “recupero/riutilizzo” con risvolti di natura economica/fiscale data dal contributo Conai e tutti gli annessi e connessi.
Bene a questo punto, parlando di imballaggi, si tratta di definire il concetto di “fine vita” non essendoci alcun dubbio sul fatto che gli imballaggi siano un classico bene “riutilizzabile”.
Ci sono pertanto gli imballaggi inseriti nel circuito del “vuoto a rendere” ed è il caso, ad esempio delle bottiglie di acqua minerale che, una volta svuotate, il bar restituisce al fornitore SENZA alcuna formalità.
Mentre un qualsiasi altro imballaggio NON può essere “riutilizzato” senza ricadere nell’ambito della gestione dei rifiuti perché, non essendo nel circuito (economico/fiscale) del vuoto a rendere è giunto a fine vita.
Ad esempio la Calvè fornisce maionese in confezioni industriali da 3/5 kg a strutture alberghiere, bar, ristoranti.
La Calvè acquista il fustino in plastica e paga al produttore il contributo Conai in veste di “utilizzatore” mentre il produttore dell’imballaggio versa direttamente al Conai il contributo con la periodicità del caso.
La Calvè vende la maionese al grossista il quale si trova gravato del contributo Conai e lo stesso grossista ha l’obbligo di esservi iscritto in qualità, a sua volta di utilizzatore. Il grossista, quindi, vende la maionese all’albergo, al bar, al ristorante, gravando la fattura del contributo Conai (la classica dicitura "contributo Conai assolto"). L'albergo, il bar, il ristorante, per l'imballaggio, assumono il ruolo che legalmente è definito “UTILIZZATORE FINALE” e, in questa veste, non hanno l’obbligo di iscrizione al Conai.
Ed è l’utilizzatore finale che, svuotando della maionese l’imballaggio, lo fa giungere a FINE VITA e nulla centra il fatto che, con un semplice lavaggio, l’imballaggio sia riutilizzabile.
Ora, a quale titolo la nostra ditta, dopo un lavaggio, REIMMETTE NEL MERCATO il nostro imballaggio?
E’ a questo proposito che invito a leggere il punto 4.1.7 del "Regolamento Co.Na.I. 2013" (che per comodità pubblico) dove, chiaramente si parla del “termine del ciclo di utilizzo” e del relativo rientro nel circuito distributivo, sia stato esso sempre un bene (bottiglia di acqua minerale, fusto, pallet) inserito nel circuito del vuoto a rendere, sia invece NON nel circuito del vuoto a rendere e quindi rifiuto, da gestire con FIR.
ma questo di Gianfranco Bardella è un'altro caso:
https://www.sistriforum.com/t9251p15-lavaggio-contenitori-prodotto-non-pericoloso#108059
Se un'azienda porta in giro i propri prodotti entro gli stessi contenitori, taniche o fusti che siano (ma li usa per se senza cederli a terzi) e li lava per poter "rifare un'altro giro" allora chiaramente non siamo di fronte ad un rifiuto. Mica buttiamo la cisterna del TIR ogni volta che abbiamo svuotato il latte....
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cirillo- Moderatore
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
Cirillo scusa, ma quello che leggo mi conferma che:
se un imballaggio non ha cessato l'utilizzo, ovvero non è stato ceduto, non rientra tra i rifiuti.
Mi spiego meglio; una ditta che utilizza contenitori per svuotare agitatori, miscelatori, ecc da
materiale da confezionare successivamente e, poi, intendendo riutilizzare al proprio interno gli
stessi contenitori, provvede a renderli riutilizzabili, non ha cessato l'utilizzo e non ha rimesso sul
mercato questi contenitori, non ha identificato nessun rifiuto, tanto meno se imballaggio di cui ha
già riconosciuto il suo contributo Conai, perchè addebitatogli da chi gli ha fornito tale contenitore.
Fino a quando non lo rimette sul mercato, il contenitore, secondo me, è suo uso e consumo.
se un imballaggio non ha cessato l'utilizzo, ovvero non è stato ceduto, non rientra tra i rifiuti.
Mi spiego meglio; una ditta che utilizza contenitori per svuotare agitatori, miscelatori, ecc da
materiale da confezionare successivamente e, poi, intendendo riutilizzare al proprio interno gli
stessi contenitori, provvede a renderli riutilizzabili, non ha cessato l'utilizzo e non ha rimesso sul
mercato questi contenitori, non ha identificato nessun rifiuto, tanto meno se imballaggio di cui ha
già riconosciuto il suo contributo Conai, perchè addebitatogli da chi gli ha fornito tale contenitore.
Fino a quando non lo rimette sul mercato, il contenitore, secondo me, è suo uso e consumo.
gianfranco bardella- Utente Attivo
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Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
ecco, vedo che i ns. precedenti di vita -come sempre e per tutto - lasciano il segno nel come "interpretiamo" - ebbene sì, anche noi lo facciamo - le situazioni genericamente prospettate.
Dunque, cirillinomio, io quando ho letto:
Io quindi penso ad un MIO contenitore da trasporto, che ho comperato come oggetto pienamente inserito nel mio ciclo produttivo in qualità di materiale non consumabile nè di bene strumentale e secondo le specifiche tecniche di mia osservanza. Quando si romperà, ovvero al suo fine vita, ne risponderò per la sopraggiunta qualifica di "rifiuto"
Quando tu mi parli invece del buattone di maionese da 5 kg (beeeeellissimiiii!), allora sono d'accordo conte: io non ho comperato il buattone ma la maionese che c'era dentro, e se ridò il buattone alla signora Calvé magari lei la prossima volta il contributo conai in fattura non me lo mette perchè già l'ho pagato, e ci pensa lei poi a che se ne deve fare di quel buattone. Ma soprattutto io non posso certo rimettere in circuito il buattone della calvé, perchè esso tecnicamente non mi appartiene. In compenso, se la signora Calvè non vuole il buattone indietro e quindi quello è un po' mio, posso anche decidere di portarmelo a casa e metterci dcentro le piantine di basilico. Ciò che mi chiedo sempre è: se il produttore del bene imballato ha pagato la sua quota di conai destinata al recupero dell'imballaggio, e me l'ha anche ammollata per la mia parte nel costo finale del bene imballato, posso capire perchè poi devo pagare di nuovo per lo smaltimento ?
Dal mio punto di vista, infatti, se la quota che posso pagare in teoria è riservata per il trasporto sino ad un centro conai da parte del servizio pubblico di raccolta, allora nel caso di una città come la mia dove la differenziata sì e no copre il 20% devono darmi la possibilità di portarceli io, mi faccio fare la ricevuta come privato e poi me la scalano almeno in parte dalla tarsu, a momenti tares.
Insomma tornando a noi, io penso come ad un ristorante che invece di lavarsi da sè i suoi piatti, le sue tovaglie, i suoi bicchieri etc. manda tutto a lavare fuori, e se mi rompono o rovinano qualcosa me li mozzico perché è roba mia, tu invece pensi come ad un albergo (ma anche una nave) che si fa fornire le lenzuola e/o gli asciugamani puliti, semmai pure personalizzati con il nome della struttura ma in service, ossia le noleggia. Vero che in questo caso, quando un lenzuolo si rovina glielo rimando indietro uguale, ci pensassero loro a sostituirlo (che infatti costa meno che non ridarglielo del tutto perchè il turista sbadato se l'è messo in valigia...).
Dunque, cirillinomio, io quando ho letto:
mi sono vista davanti quei fusticelli da 15-20 lt e con tappo sull'apertura a bocca larga quasi quanto il fusto con cui si trasportano le mozzarelle, ma anche quelli per il trasporto di olive, sottaceti, sottoli etc. etc.. E appunto me li sono visti che al rientro dalla distribuzione fatta a salumerie, pizzerie, ristoranti, tavole calde, mense etc. etc. ci vuole qualcuno che li lavi se no domani come mando in giro la produzione che sto preparando?vengono mandati ad un soggetto che si occupa di lavarli e riportarli indietro puliti cosìcchè possano essere riutilizzati
Io quindi penso ad un MIO contenitore da trasporto, che ho comperato come oggetto pienamente inserito nel mio ciclo produttivo in qualità di materiale non consumabile nè di bene strumentale e secondo le specifiche tecniche di mia osservanza. Quando si romperà, ovvero al suo fine vita, ne risponderò per la sopraggiunta qualifica di "rifiuto"
Quando tu mi parli invece del buattone di maionese da 5 kg (beeeeellissimiiii!), allora sono d'accordo conte: io non ho comperato il buattone ma la maionese che c'era dentro, e se ridò il buattone alla signora Calvé magari lei la prossima volta il contributo conai in fattura non me lo mette perchè già l'ho pagato, e ci pensa lei poi a che se ne deve fare di quel buattone. Ma soprattutto io non posso certo rimettere in circuito il buattone della calvé, perchè esso tecnicamente non mi appartiene. In compenso, se la signora Calvè non vuole il buattone indietro e quindi quello è un po' mio, posso anche decidere di portarmelo a casa e metterci dcentro le piantine di basilico. Ciò che mi chiedo sempre è: se il produttore del bene imballato ha pagato la sua quota di conai destinata al recupero dell'imballaggio, e me l'ha anche ammollata per la mia parte nel costo finale del bene imballato, posso capire perchè poi devo pagare di nuovo per lo smaltimento ?
Dal mio punto di vista, infatti, se la quota che posso pagare in teoria è riservata per il trasporto sino ad un centro conai da parte del servizio pubblico di raccolta, allora nel caso di una città come la mia dove la differenziata sì e no copre il 20% devono darmi la possibilità di portarceli io, mi faccio fare la ricevuta come privato e poi me la scalano almeno in parte dalla tarsu, a momenti tares.
Insomma tornando a noi, io penso come ad un ristorante che invece di lavarsi da sè i suoi piatti, le sue tovaglie, i suoi bicchieri etc. manda tutto a lavare fuori, e se mi rompono o rovinano qualcosa me li mozzico perché è roba mia, tu invece pensi come ad un albergo (ma anche una nave) che si fa fornire le lenzuola e/o gli asciugamani puliti, semmai pure personalizzati con il nome della struttura ma in service, ossia le noleggia. Vero che in questo caso, quando un lenzuolo si rovina glielo rimando indietro uguale, ci pensassero loro a sostituirlo (che infatti costa meno che non ridarglielo del tutto perchè il turista sbadato se l'è messo in valigia...).
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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
Aurora Brancia- Moderatrice
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Località : Napoli
Re: Lavaggio contenitori prodotto non pericoloso
@Aurora,
riferito ai fusti per il trasporto di mozzarelle è ovvio che siamo concordi; l'ho specificato anche al termine del mio post precedente.
La questione che io pongo è relativa alla domanda iniziale dell'argomento che, forse, posta male o non approfondita abbastaza, ha portato alle mie conclusioni.
p.s.
c'è posta per te
riferito ai fusti per il trasporto di mozzarelle è ovvio che siamo concordi; l'ho specificato anche al termine del mio post precedente.
La questione che io pongo è relativa alla domanda iniziale dell'argomento che, forse, posta male o non approfondita abbastaza, ha portato alle mie conclusioni.
p.s.
c'è posta per te
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si deficit fenum accipe stramen
cirillo- Moderatore
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